Ormai è risaputo che l’incidenza del “mal di schiena” raggiunge percentuali altissime tra la popolazione e che tutti prima o poi ne soffriremo e dovremo subirne gli effetti più o meno gravi. Compito del fisioterapista e dell’equipe medica è individuare la natura del problema, fare diagnosi e stabilire il corretto trattamento volto a risolvere la sintomatologia dolorosa.
Il tratto lombare, oggetto del nostro articolo, in fase di degenerazione può andare incontro a protrusioni, ernie e spondilolistesi ovvero scivolamenti dei corpi vertebrali che se non trattati per tempo causano il restringimento del canale midollare, tecnicamente stenosi lombare.
La stenosi è motivo di forte sintomatologia dolorosa, spesso risolvibile mediante intervento chirurgico quale unica alternativa.
Per un professionista sanitario, risulta fondamentale comprendere le differenze tra le tipologie di ernie, in quanto le strutture coinvolte e di conseguenza la sintomatologia sarà differente e specifica.
Compito del medico è fare diagnosi ma obbligo del fisioterapista è conoscere e distinguere le patologie degenerative della colonna vertebrale, sapersi orientare tra queste e individuare le cosiddette “red flags”, i campanelli di allarme che dovrebbero orientarci a dirottare il paziente verso uno specialista, perché come spesso capita è proprio il fisioterapista ad accogliere il paziente in prima battuta, ricoprendo perciò un ruolo cruciale nel fornire la migliore consulenza possibile.
L’autonomia e la competenza professionale che ogni figura sanitaria della riabilitazione deve sviluppare, al fine di inquadrare il paziente nel migliore dei modi, passa per un percorso di conoscenza delle varie fasi a cui dovrà sottoporsi il paziente stesso: anamnesi, test clinici e lettura della diagnostica per immagini. Tali competenze, opportunamente utilizzate faranno la differenza tra i professionisti, elevando la qualità del trattamento e della risposta clinica al paziente.